
Contemplando il cielo stellato, lo sguardo vorrebbe spingersi oltre, sempre oltre, per vedere dove l’universo inizia e dove finisce, ma ci si deve arrendere davanti ad un mistero insondabile che ci mette in silenzio di umiltà e di adorazione: l’infinito. Dio Creatore ha infatti lasciato una traccia della sua bellezza in ogni creatura rendendola sacra e inviolabile, inaccessibile nella sua intima essenza. C’è come un divieto che ci trattiene al di qua della soglia segreta. È forse questo il pudore?
Nella creatura umana, fatta a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26), è ancor più evidente la traccia del divino. E là dove è presente il mistero della divina santità e bellezza c’è un velo che nasconde e insieme lascia trasparire la trascendente e ineffabile realtà che è Dio stesso. Anche l’uomo è un universo sconfinato che custodisce il suo segreto. Ancora viene da chiedersi: È forse questo il pudore?
Comunemente, quando si parla di pudore, si pensa ad un sentimento che riguarda la sfera sessuale. Se inteso in questo senso, bisogna ammettere che la società del nostro tempo – in cui tutto è esposto, pubblicizzato in parole e immagini non solo impudiche, ma persino oscene – è irrimediabilmente spudorata e dissacrata. Se, infatti, l’uomo e la donna sono considerati soltanto nella materialità dei loro corpi, fatti oggetto di possesso e di piacere, nulla rimane della loro dignità: sono cose, come le tante cose da comprare e vendere sul mercato del consumismo. E che cosa si può sperare per il futuro se si considera che vi sono genitori i quali, per educare i loro bambini a crescere senza “tabù” in riferimento al sesso, si mostrano a loro completamente nudi e li costringono a stare completamente nudi anche davanti a gente estranea? Non è dissacrare il corpo esponendolo tutto alla concupiscenza degli sguardi? Tanto più preoccupante è il fatto che questa è la cultura dei mass-media usati su larga scala, non soltanto come mezzi d’informazione e di sana cultura, ma spesso anche come mezzi di corruzione. Basti pensare alla trasmissione televisiva del Grande fratello. Parlo solo per sentito dire, perché non ho mai visto una televisione!
Stando così le cose, è possibile avere il coraggio di affrontare questo argomento, oggi, e di fare l’elogio del pudore in un clima di esteriorità e di esibizionismo erotico che arriva spesso al parossismo? Ci proviamo, invocando la luce dello Spirito che dell’uomo scruta le reni e i cuori (cfr. Sal 139,1.23).
Innanzitutto va detto che il pudore riguarda tutta la persona nella sua integrale unità fisica e spirituale. Si può dire che è ad essa connaturale. La Sacra Scrittura ci presenta varie icone del pudore. A questo proposito merita particolare attenzione un suggestivo episodio che si legge nella libro della Genesi: «Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. E disse al servo: “Chi è quell’uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?”. Il servo rispose: “È il mio padrone”. Allora ella prese il velo e si coprì» (Gen 24,63-65).
La giovane figlia di Betuel, condotta dalla terra di Carran alla terra di Canaan per diventare sposa di Isacco, figlio di Abramo, nel primo incontro con lui cela dietro il velo la bellezza del mistero dell’amore che sta per diventare evento nuziale. È da notare che la femminilità risulta particolarmente portatrice di questo mistero generatore di vita e velato dal pudore.
Anche nel libro del Siracide – che raccoglie in forma poetica le più belle sentenze sapienziali – viene presentata la donna perfetta elogiandone le virtù del silenzio e del pudore: «È un dono del Signore una donna silenziosa, / non c’è prezzo per una donna educata. / Grazia su grazia è una donna pudica, / non si può valutare il pregio di una donna riservata» (Sir 26,14-15).
Il pudore: velo del sacro