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La saturazione dei concetti: un criterio per distinguere la metafora dalla metonimia

Num°06 SATURATION
alcmane

La distinzione grammaticale tra espressioni sature e insature, formulata da Frege (1891) e trasferita nell’ambito della linguistica da Tesnière (1959; 19652), ha un’antenata remota nella distinzione concettuale formulata da Aristotele: la distinzione tra concetti classificatori e concetti relazionali.

I concetti classificatori raggruppano individui in classi, o circoscrivono masse di sostanze, e funzionano come termini passivi di relazioni. I concetti relazionali classificano qualità che possono essere attribuite a diversi tipi di esseri, o processi nei quali diversi tipi di esseri possono essere coinvolti, e funzionano come termini attivi di relazioni. “Cavallo”, “mela”, “bambino” sono concetti classificatori nel senso stretto in quanto circoscrivono classi di oggetti. “Acqua”, “sabbia”, “ferro” sono concetti classificatori in un senso più largo: anche se non raggruppano oggetti in classi ma identificano masse di sostanza, entrano nelle relazioni come termini passivi. “Verde”, “guardare”, “maturare” sono concetti relazionali. In una frase come Il bambino guarda il cavallo, il verbo guardare istituisce una relazione nella quale il bambino e il cavallo – i suoi argomenti – entrano come termini passivi.

Anche il criterio di distinzione tra concetti classificatori e concetti relazionali risale a Aristotele (Categorie, 5, 2a). Se a un particolare essere applico un concetto classificatorio, posso applicargli coerentemente anche la definizione del concetto. Se di Moro dico che è un cavallo, posso dire anche che è un animale che trotta e nitrisce. Questo non è possibile con i concetti relazionali. Se di Moro dico che è nero, non posso dire che è il colore del carbone: posso dire che ha il colore del carbone. Ugualmente, se di Moro dico che galoppa, non posso dire che è l’azione di correre «in tre tempi, con tempo di sospensione più lungo di quello di appoggio» (Sabatini Coletti 2003, voce “galoppo”), ma che compie questa azione.

La distinzione tra espressioni sature e insature trasferisce la dicotomia aristotelica sul piano grammaticale. I concetti classificatori sono significati di espressioni sature, che entrano nelle relazioni in modo passivo. I concetti relazionali sono significati di espressioni insature, cioè di espressioni che riescono a svolgere la loro funzione elettiva di tracciare relazioni solo se saturate con un numero appropriato di argomenti. Tipicamente, i concetti insaturi sono significati di verbi e aggettivi, ma anche di nomi relazionali come bellezza o successo. Quando un’espressione insatura è saturata dai suoi argomenti, il suo significato è a sua volta un concetto saturo. Tanto una frase come Giovanni ha potato i meli che un’espressione nominale come La potatura dei meli da parte di Giovanni significano un concetto saturo, e in particolare un processo. Una proprietà dei nomi di processo pertinente per il nostro tema è la loro tendenza a funzionare nei testi come concetti saturi anche quando sono usati da soli, come risulta chiaro dal loro impiego anaforico: nella sequenza Giorgio ha pregato Maria di aiutarlo. La preghiera è caduta nel vuoto, il nome preghiera si interpreta come riferito alla preghiera di Giorgio a Maria per aiuto.

La saturazione dei concetti: un criterio per distinguere la metafora dalla metonimia

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