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Pieni-di-vuoto: vuoto e spazio nella condizione giovanile oggi

Num°06 SATURATION
Illustrazione di CocisFerrari

1. Vuoto e spazio

Oltre a una saturazione del pieno sembra esistere anche una saturazione del vuoto, un essere-pieni-di-vuoto; tale espressione denota uno stato di estrema povertà e di blocco. I giovani devono prendere in mano le redini di una società che non sa come e dove andare, e il compito è arduo; cercheremo dunque di analizzare la situazione in cui si trovano servendoci di una coppia concettuale che offre spunti di riflessione interessanti. Partiamo dal presupposto che il concetto di vuoto sia strettamente connesso a quello di spazio e che si possa concettualizzarli come due facce di una stessa medaglia: vuoto (blocco)/spazio (apertura). L’ipotesi è che la realtà vada capovolta per poterne cogliere un secondo aspetto, costitutivo.

Proponiamo di analizzare la condizione umana attuale servendoci della contrapposizione vuoto/spazio declinata in diverse sfumature: vagabondo/turista, libertà fittizia/libertà reale, saturo (vuoto)/spazio (apertura). La motivazione che spinge ad una ricerca filosofica su questi temi è la sensazione che i giovani oggi si trovino di fronte a un’enorme libertà di scelta e di movimento, ma che essa sia perlopiù fittizia o che, perlomeno, lo risulti se non si è in grado di trovare l’escamotage per far sì che il vuoto, lo spazio vuoto, che ci si è creato attorno con la distruzione delle grandi ideologie e con la continua nullificazione dei limiti spaziali, diventi spazio di azione.

Innanzitutto occorre chiarire in che modo intendiamo parlare di spazio: siamo abituati a considerare lo spazio da un punto di vista geometrico, misurabile attraverso sistemi oggettivi. Tuttavia sbagliamo nel considerare lo “spazio sociale” come trasposizione metaforica dello “spazio fisico”; ciò che oggi consideriamo oggettivo, veniva in passato misurato attraverso i corpi, le distanze e le attività umane. L’idea di spazio nasce infatti dalla percezione di lontananza tra persone, e la spazialità è in primo luogo come una dimensione dal carattere spiccatamente umano e relazionale.

Vogliamo quindi interessarci al tema dello spazio in senso situazionale e comportamentale. Consideriamo allora che al variare delle condizioni socioeconomiche o psicologiche lo stesso spazio a disposizione possa apparire come promettente libertà o come angosciante indeterminatezza. Possiamo ad esempio immaginare lo spazio come un lasso di tempo libero molto ampio (e della relazione spazio-tempo non parleremo, sebbene i nessi siano molteplici e immediatamente intuibili): è facile immaginare come possa rappresentare, per chi ha le risorse (psicologiche ed economiche), un dono e come possa essere una maledizione per chi non riesce a trovare un senso che possa guidarlo nella scelta di come riempirlo. La linea di demarcazione sembra essere veramente sottile; occorre capire da cosa essa sia costituita. Analizziamo dunque il concetto di spazio in relazione alla psiche e alla società.

2. Esperienze psicologiche di saturazione

La psichiatria fenomenologica definisce la depressione come quell’esperienza di vita in cui si sente di non avere più né spazio né tempo. Una situazione quindi di scacco, di saturazione che porta all’esaurimento di ogni risorsa mentale e fisica. Questa descrizione sembra però attagliarsi perfettamente alla vita quotidiana odierna di milioni di persone, che non si considerano clinicamente depresse; questo dovrebbe essere considerato un campanello d’allarme da non sottovalutare. Spazio e tempo costituirebbero dunque le dimensioni che permettono all’uomo di muoversi, azione impossibile laddove vi è saturazione.

Pieni-di-vuoto: vuoto e spazio nella condizione giovanile oggi

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