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Economia e Natura

Num°07 ECONOMY
EnviromEconomics

1. Introduzione

Nonostante “economia” ed “ecologia” siano due discipline scientifiche che condividono la stessa radice etimologica – “oikos”, ovvero la “casa” o l’ambiente di vita che va amministrato e studiato – si sono storicamente sviluppate lungo linee assai differenti. L’economia si è concentrata sull’uomo, giungendo ad ignorare la natura; l’ecologia si è al contrario concentrata sullo studio della natura, ignorando l’uomo e la società umana. È questa una situazione del tutto insoddisfacente, dato l’impatto della crescita economica sulla natura e il ruolo che le risorse naturali hanno a loro volta sulla velocità e sul tipo di crescita economica.

In questo saggio, mi occuperò della relazione tra economia e natura dal punto di vista della filosofia dell’economia. Vedremo, più precisamente, come la scienza economica abbia cercato di superare l’idea di un’economia senza natura stabilendo connessioni tra l’ambiente e il proprio ambito di studi. Tuttavia, vedremo anche alcuni motivi che mostrano i limiti di tale tentativo. Per ragioni stringenti, ritengo infatti inadeguato l’implicito riduzionismo dell’economia, secondo la quale tutti i valori ambientali sarebbero in linea di principio riducibili a preferenze soggettive. Ciò non significa che l’economia sia inutile nell’affrontare i problemi ambientali. Significa, piuttosto, che dovremmo meglio capire come possa integrarsi con altri approcci.

Nella sezione successiva, esamineremo tre possibili relazioni tra economia e natura, ciascuna delle quali rappresenta il presupposto filosofico di posizioni scientifiche o comunque rilevanti per la ricerca scientifica. Nella terza sezione, esamineremo più da vicino l’economia ambientale e il suo implicito riduzionismo, insieme alle ragioni che ci inducono a giudicarlo inadeguato. Infine, nelle conclusioni, delineerò una prospettiva pluralista alternativa, sebbene non potrò andare oltre alcuni brevi cenni.

2. Tre possibili relazioni tra economia e natura

Per il senso comune, vi è una chiara e inequivocabile relazione tra l’economia e la natura: l’uomo prende dalla natura del materiale, che viene lavorato e trasformato in modo da consentirne il consumo, e infine parte del materiale in precedenza prelevato ritorna alla natura sotto forma di rifiuti. Questa immagine dell’economia e della natura, per quanto assai generica, influenzò i primi economisti. Per i fisiocratici, tutta la ricchezza nasce dalla terra. Anche per gli economisti classici la terra svolge un ruolo centrale, come si evince chiaramente dall’analisi ricardiana sulla formazione della rendita e del profitto. Si tratta perciò di una importante concezione pre-analitica o filosofica, ad un tempo scientificamente rilevante e fortemente radicata nel senso comune. Credo che i più ritengano ovvio che l’economia sia una parte del più ampio sistema della natura. Questa, infatti, sembra situarsi sia all’inizio che alla fine del processo economico.

Ciononostante, non riusciremmo a ritrovare questa immagine filosofica nei libri di testo adottati nei corsi odierni di economia. Si prenda il famoso diagramma che rappresenta il “circuito economico”. Si tratta di un diagramma presente nelle pagine iniziali di pressoché tutti i libri di testo elementari di economia. Nel diagramma vediamo, da una parte, gli individui e, dall’altra, le imprese. Gli individui domandano beni e servizi alle imprese pagandoli in denaro. È questo il mercato dei beni di consumo. Dall’altro canto, troviamo il mercato dei fattori produttivi, dove gli individui offrono il loro lavoro alle imprese ricevendone in cambio il salario ed altri redditi. Tra i due mercati vi è un flusso circolare che, come suggerisce la figura del cerchio, si può protrarre nel tempo senza avere un inizio e senza aver una fine. Nel diagramma non ritroviamo affatto la natura. Abbiamo qui un’immagine ben diversa da quella suggerita dal senso comune. Abbiamo qui un’economia senza natura.

L’idea di un’economia senza natura è confermata dallo studio delle funzioni di produzione. Nei manuali ci si concentra su una particolare forma di funzione di produzione, chiamata Cobb-Douglas in onore degli studiosi che per primi la formularono. Scopo di questo tipo di funzione è stabilire un ben preciso legame tra i fattori di produzione e il prodotto che da essi si ricava. Ebbene, nelle funzioni Cobb-Douglas troviamo tra i fattori di produzione il lavoro e il capitale, ma non c’è traccia delle risorse naturali, che invece sono ben evidenziate nell’immagine del senso comune prima esaminata. Ancora una volta, abbiamo un’economia senza natura.

Ovviamente, sto facendo qui riferimento a libri di testo. Più di ogni altra scienza, l’economia usa il metodo delle “idealizzazioni” e delle successive “concretizzazioni”. Si parte con semplificazioni e assunzioni controfattuali che vengono passo dopo passo eliminate per avere descrizioni più aderenti alla realtà. Si potrebbe dunque obiettare che con il caratterizzare una scienza economica senza natura mi sia fermato alle prime necessarie idealizzazioni, scambiando il preambolo della ricerca economica con la sua conclusione. A riprova di questa obiezione si potrebbero citare diagrammi più sofisticati del circuito economico. Stessa cosa si potrebbe dire per le funzioni di produzioni. Non mancano certamente funzioni di produzione, come quella proposta da Joseph Stiglitz, in cui le risorse naturali sono esplicitamente prese in considerazione. Infine, e questo appare un controesempio veramente decisivo, non si deve dimenticare tutta quella branca dell’economia che prende il nome di economia ambientale. In essa, trova ampio spazio la natura, con tutti i problemi che ben conosciamo, dall’inquinamento alla finitezza delle risorse. L’economia ambientale è un’estensione così importante dei metodi analitici dell’economia da essere diventata una disciplina autonoma.

Economia e Natura

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