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I sogni della finanza spiegati con i sogni della metafisica

Num°07 ECONOMY
Kant

1. La metafisica come speculazione

Nel suo scritto del 1765, I sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica, Kant anticipa uno dei capisaldi della sua successiva filosofia critica: l’identificazione della metafisica con una forma di conoscenza del tutto priva di fondamento nella nostra esperienza possibile. La conoscenza deve rifuggire dalle mere “visioni”, cioè, potremmo dire, da un mondo fatto di entità prive di consistenza fisica, fatto, cioè, di puri “spiriti”; il Geisterseher è infatti uno che vede gli spiriti, come Swedenborg, il visionario contro cui il libro è scritto. Compito della critica sarà quello di evitare ogni forma di conoscenza da visionario, e cioè, possiamo dire usando il linguaggio che Kant stesso adotterà nella Critica della ragion pura, ogni forma di speculazione. «Una conoscenza teoretica è speculativa», scrive Kant nel paragrafo intitolato Critica di ogni teologia fondata su princìpi speculativi della ragione nella Dialettica trascendentale, «se si riferisce a un oggetto, o a tal concetto di un oggetto, a cui non si può giungere in veruna esperienza. Essa è contrapposta alla conoscenza naturale, che non si riferisce ad altri oggetti o predicati da quelli che possono esser dati in una esperienza possibile». Opposta alla conoscenza speculativa è quindi la conoscenza della natura, come la metafisica è opposta alla fisica.

La domanda che ora ci poniamo è: ha qualcosa a che fare la speculazione, in questo significato filosofico, con la speculazione nel significato economico? E se sì, in che senso quest’ultima potrebbe anche dirsi “metafisica”?

Per cercare di rispondere a questa domanda procediamo innanzi tutto con una chiarificazione del significato del termine “speculazione”. La parola “speculazione”, con cui Kant caratterizza in generale la conoscenza metafisica, e in particolare quella parte che già per Aristotele costituiva il culmine di tale conoscenza, ovvero la teologia, ha una lunga tradizione nella storia della filosofia. Il suo significato viene normalmente ricondotto a due diverse etimologie. Da un lato a speculum, che significa “specchio”: la conoscenza speculativa sarebbe perciò una forma di conoscenza puramente riflessiva, speculare, che ha il suo modello nella nóesis noéseos aristotelica. Da un altro lato, “speculazione” vien fatto derivare da specula, che significa “vedetta”: la specula era la guardia che negli accampamenti romani controllava il territorio e avvisava dell’imminente arrivo del nemico. “Speculazione” sarebbe in questo caso una forma di conoscenza anticipativa, rivolta al futuro, pre-veggente. La tradizione religiosa ha privilegiato il primo significato: «speculare qui viene da specchio (speculum) e non da specula», scrive Tommaso d’Aquino nella Summa teologica citando Agostino, volendo significare che la speculazione è un’attività puramente riflettente e non preveggente. Lo speculum non predice, ma riflette senza aggiungere né distorcere. Questi due significati – speculum e specula –, però, non si escludono necessariamente. Il Geisterseher è infatti davvero uno “speculativo” in entrambi i significati della parola: è uno che vive in un mondo di “spiriti”, di entità prive di consistenza materiale, fisica, e che afferma di saper prevedere quel che accadrà (il testo di Kant su Swedenborg contiene vari esempi di questa capacità preveggente del visionario).

Questa intersecazione semantica diventa essenziale nel seguire il movimento che ha portato il concetto di “speculazione” a passare dall’ambito filosofico a quello economico, al punto che ci si può chiedere se, e come, una critica filosofica di tale concetto possa avere ripercussioni e conseguenze anche sul piano economico. In economia la nozione di “speculazione” può infatti essere compresa proprio ricorrendo ai significati filosofici che sin qui abbiamo cercato di illustrare: essa ha a che fare con una sorta di produzione “riflessiva” del denaro (il denaro produce se stesso) e con un atteggiamento anticipante, predittivo, componendo così insieme speculum e specula.

Sarebbe allora possibile ipotizzare, nei confronti della speculazione economica, una critica simile a quella di Kant nei confronti della speculazione filosofica. La crisi economica che oggi attraversiamo ci fornisce qualche punto di appoggio. Ogni crisi, come anche la semplice etimologia di questa parola lascia intravedere, è infatti sempre anche un momento critico, ovvero la manifestazione di un disfunzionamento, e quindi una critica implicita a ciò che l’ha provocata: la crisi economica attuale, che è soprattutto una crisi finanziaria, e cioè speculativa, può essere perciò l’occasione per una critica dell’economia capitalista che, come cercherò di mostrare, può avere più di un contatto, da un lato, con la critica kantiana alla metafisica e, dall’altro, con la critica marxiana alla speculazione; la quale può a sua volta essere intesa, a mio avviso, come una ripresa, dopo l’apoteosi speculativa dell’hegelismo, di un impianto concettuale insospettatamente kantiano.

2. Economia finanziaria ed economia reale

Un’analisi delle ragioni della crisi economica cominciata nel 2008 è quindi il primo passo per una critica del modello economico che l’ha provocata. Come è comunemente riconosciuto, questa crisi finanziaria è dovuta all’esplosione della bolla immobiliare in seguito al crack dei crediti subprime negli Stati Uniti, e cioè di quei crediti (come i mutui) che venivano concessi anche a coloro che non avevano le condizioni per la loro solvenza, con garanzie basse o nulle da parte dei debitori. Questo tipo di credito dava potere d’acquisto a chi non lo avrebbe avuto in altro modo, stimolando così i consumi: si poteva perciò comprare sulla base di un debito, che avrebbe dovuto essere pagato in futuro, ma con garanzie attuali minime o nulle. Si trattava, insomma, di un credito puramente “speculativo”, previsionale, ma che attualmente si fondava su niente.

I sogni della finanza spiegati con i sogni della metafisica

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