
Hylas. Caro Philonous, sono trascorsi dieci anni dal nostro primo dialogo. Ti ricordi? La questione ontologica, le “sottigliezze metafisiche” del Manzoni, le particelle che tavoleggiano e marmellateggiano… Quanta acqua è passata sotto i ponti!
Philonous. L’acqua scorre in continuazione, caro Hylas, ma il fiume sotto il ponte rimane.
Hylas. Allora parlavamo di che cosa c’è e di che cos’è, cioè di ontologia e metafisica. Oggi mi piacerebbe che spostassimo un poco – solo di un poco – il nostro fuoco: che cosa c’è e che cosa potrebbe esserci. Ti va? Io faccio la parte del realista e tu dell’amico dei mondi possibili. Una contrapposizione, certo, ma non così forte come si pensa, almeno a mio parere.
Philonous. Su questo sono certamente d’accordo. Conosci il mio motto: non siamo ciò che potremmo essere, ma potremmo essere ciò che non siamo!
Hylas. Eppure spesso si oppone la realtà alla possibilità, e si vede nella realtà qualcosa di intrinsecamente negativo, capace soltanto di resistere e di opporsi. Ora, indubbiamente il reale si annuncia anzitutto così. Ma questa resistenza è anche una possibilità. Pensa al truismo su cui ci intrattenevamo dieci anni fa, “sui tavoli non ci piove” (nel senso che non si mette in discussione la loro esistenza). Letteralmente, non era vero: sui tavoli ci piove, eccome! Semmai è sotto i tavoli che non piove. La resistenza di questo tavolo offre una duplice possibilità, tutta positiva e per nulla negativa: quella di usarlo come supporto per le stoviglie oppure come riparo dalla pioggia, e magari anche dai calcinacci durante un terremoto. Nei manuali di sopravvivenza si cita sempre questa possibilità o positività del tavolo, che discende direttamente dalla sua incorreggibilità. Dalla sua inemendabilità. Nessuno consiglierebbe di ripararsi sotto un “ombrello teorico”, come si diceva una volta. E un ombrello non teorico offre un buon riparo dalla pioggia, non dai calcinacci.
Philonous. Aspetta, un passo per volta. Concordo senz’altro quando dici che è sbagliato opporre la realtà alla possibilità. Non solo perché la prima pone delle resistenze che condizionano la seconda; c’è anche il fatto che il reale è già intriso di possibilità. La possibilità – e, se vuoi, l’impossibilità – fa già parte di ciò che è attuale, reale. Se siamo qui a Torino significa, tra le altre cose, che possiamo partecipare a certi eventi ma non ad altri; se il nostro stipendio è quello che è significa che possiamo permetterci certe spese e non altre; se abbiamo un appuntamento è importante proprio perché da quell’appuntamento potrebbero scaturire certi sviluppi. Ogni possibilità è un’occasione. In tutto ciò che è, in tutto ciò che accade si annidano i germi di ciò che potrebbe essere e di ciò che sarà, ciò che può accadere e ciò che accadrà.
Hylas e Philonous dieci anni dopo