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Ontologia e Riduzione

Num°08 REALITY
Zeitkonstitution

La riduzione fenomenologica comporta la sospensione della nostra partecipazione e della nostra credenza a ciò che ci viene dato nell’attitudine naturale, ovvero della credenza che il mondo e i suoi oggetti “esistano”. Nel mettere tra parentesi il predicato di “realtà”, nell’invalidare il nostro assenso alla credenza inquestionata nel mondo, l’attenzione del fenomenologo si concentra tutta sull’oggetto limitatamente al suo venir esperito. Tuttavia, questo Erlebnis – e qui risiede, a nostro avviso, l’interesse e la difficoltà della prospettiva fenomenologica – non si risolve in un contenuto psicologico interno al soggetto, né in una determinazione ontologica distinta e autonoma dall’oggetto così come viene percepito nell’atteggiamento naturale.

Lo sviluppo della teoria della riduzione in Husserl dipende in parte proprio da ciò, dalla necessità di ridefinire i confini e i concetti di “immanenza” e “trascendenza”, e dalla distinzione tra psicologico e trascendentale. La coscienza, intesa in senso naturalistico, è a tutti gli effetti una regione ontologica e oggetto di studio della psicologia, compresa la psicologia descrittiva, ma non è un oggetto di studio esauriente ed ultimativo, in quanto la coscienza trascendentale, comprensiva della correlazione tra soggetto esperiente e dell’oggetto esperito, trascende le distinzioni a livello regionale. L’ontologia, secondo Husserl che sia formale o materiale (cioè regionale), è la scienza degli oggetti dell’esperienza e in questo senso può essere a giusto titolo inscritta nella fenomenologia. La dottrina della correlazione noetico-noematica, in ogni caso, è una dottrina strettamente e intimamente fenomenologica, non ontologica. Husserl introduce per la prima volta la nozione di noema nel noto passo di Ideen I:

«La percezione, per esempio, ha il suo noema, più radicalmente il suo senso percettivo, ed è il percepito come tale. Allo stesso modo ogni ricordo ha il suo ricordato come tale appunto come il suo ricordato, precisamente come è “inteso”, “come è dato alla coscienza” nel ricordo; e il giudicare ha il suo giudicato come tale, godere ha il suo goduto come tale, ecc. ».

Si noti che Husserl caratterizza il noema come, allo stesso tempo (1) l’oggetto intenzionato in quanto intenzionato, e (2) il senso. L’oggetto simpliciter e l’oggetto in quanto noema sono lo stesso oggetto, considerato secondo due atteggiamenti diversi, i quali danno luogo a esperienze diverse. Un numero consistente di commentatori di Husserl concorda, quindi, nell’attribuire alla sua fenomenologia della costituzione un compito fondamentalmente epistemologico, in opposizione al progetto ontologico di Heidegger. Se questa interpretazione è almeno in parte condivisibile sulla base di un certo impiego, da parte di Husserl, del concetto di ontologia, è tuttavia forse possibile distinguerne un’accezione tale da mettere in discussione il primato, o almeno l’unicità, della vocazione epistemologica.

Ontologia e Riduzione

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