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Idee, forma e sostanza di un partito

Num°09 POLITICAL PARTIES
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Quando si parla di partito, del PD voglio dire, c’è ormai un accordo consolidato attorno alla mutazione che si sta vivendo:

-   da partito religioso a partito laico

- da partito ideologico identitario a partito strumento di variegate istanze di miglioramento sociale.

E questo, per delimitare il campo alla nostra esperienza, sia che si abbia alle spalle la variante PCI o quella del tutto diversa incarnata dalla DC.

In entrambi i casi, c’è da aggiungere che, quando a questo si accenna, sembra aleggiare una sorta di nostalgia per il passato, quasi una mitica età in cui, sulla scorta di ideologie forti, si era giunti vicino al sole e cioè all’affermazione del primato della politica.

Certo, nella variante PCI, ai fini della costruzione dell’identità personale di milioni di militanti, quello era il partito ideale: una fede, un messaggio, una certezza, la corrispondente militanza che diventava il perno della propria esistenza. Ma, dal punto di vista dell’elaborazione del consenso e della formazione delle élites, il movimento non era mai dal basso in alto, ma dall’alto al basso. Cooptazione pura, centralismo democratico, discesa della verità dal centro all’ultima sezione, i funzionari (funzione di) come garanti.

Quanto alla variante democristiana, per la quale la nostalgia sembra addirittura maggiore, si parla di un unicum miracolosamente equilibrato che teneva unito un insieme disparato e contraddittorio di sensibilità, in nome della dottrina sociale della chiesa, abilmente connessa con un mix di liberalismo economico e di solidarismo sociale. Ma anche in quel caso, è da dire (più che non si voglia ammettere) che era forte il tema dell’identità della militanza di base. La quale, proprio per la molteplicità delle concezioni ideologico-sociali da comporre, si rivolgeva a una altrettanto molteplice presenza di leader che si contrapponevano duramente nei congressi, sino a dare la sensazione di una sorta di anarchia democratica. In realtà il collante vero era anch’esso unico e ideologico: la difesa dell’Italia dal pericolo comunista. Sì che, quando questo declinò, si smarrì anche la forza della DC che pure aveva storicamente e politicamente vinto la sua gara con l’avversario. E il tutto si concluse con l’invio di un fax da parte di uno dei più straordinari e incompresi suoi segretari.

Da quelle esperienze, funzionali allo sviluppo geopolitico della seconda metà del novecento, che cosa si può, tuttavia, salvare?

Sul fronte dell’impianto ideologico, non molto, ma sì la convinzione che senza la bussola di un nucleo di idee, di una visione di società e di una conseguente moralità, non si andrà molto lontano. Sappiamo quali sono i rischi delle religioni politiche, sia perché li abbiamo vissuti, sia perché li vediamo riflessi nei molti movimenti tellurici del mondo musulmano. Ma non buttiamo via il bambino (cioè la necessità di un nucleo ideale motivante) con l’acqua sporca (e cioè con il fanatismo e le ottusità comportamentali delle religioni politiche).

Ma quale classe politica sarà più idonea a formulare questo nuovo nucleo ideale?

Qui scarterei la modalità di formazione dei gruppi dirigenti sulla base della cooptazione pura o lievemente spuria. Sia perché, con questo metodo, il PD ha selezionato una classe dirigente nuova talmente modesta da mettersi regolarmente in dissintonia con le spinte di fondo della società. Sia perché il metodo della cooptazione ha un brevissimo picco di funzionamento virtuoso e una lunghissima fase di progressiva e costante decadenza (diventata talmente evidente e percepibile da rendere liberatorio anche il non gradevole sostantivo “rottamazione”).

Idee, forma e sostanza di un partito

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Numero 09 POLITICAL PARTIES novembre, 2013 - Autore:  Condividi

 

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