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L’educazione “possibile” dentro la crisi

Num°10 EDUCATION
dante e virgilio

1. Fine di un progetto educativo?

La crisi dell’educazione, nella quale ci dibattiamo oggi, è del tutto evidente sia sul piano generale dei modelli di riferimento sia a livello delle pratiche, in particolare nelle due principali agenzie educative, la famiglia e la scuola. Si tratta di una crisi a tutto campo, di legittimazione, credibilità, fiducia, che intacca la naturale corrispondenza tra la società e l’educazione ed evidenzia, piuttosto, una profonda discontinuità tra funzionamento delle istituzioni educative e strutture sociali, ben visibile per esempio nella caduta di corrispondenza e coerenza tra formazione e occupazione. D’altro canto, l’impasse non impedisce di vedere come non si dia società senza educazione. Piuttosto che smarrirsi nell’analisi delle cause della crisi (che comunque non vanno sottovalutate), pare opportuno dedicarsi a cogliere le caratteristiche con le quali, di fatto, si contraddistingue e si realizza l’educazione nella società contemporanea: si tratta, in sostanza, di individuare le condizioni dell’educazione e dell’educabilità, cogliendone gli aspetti problematici ma anche quelli innovativi.

La crisi dell’educazione viene da lontano. Infatti, fin dagli anni settanta del secolo scorso, è diffusa la consapevolezza di una profonda crisi dell’educazione, particolarmente visibile nelle istituzioni educative e nei sistemi di istruzione e ben documentata da studi e rapporti di indagine, di spessore anche internazionale, come quello di Edgar Faure sulla crisi mondiale dell’educazione. Appare significativa, in questi anni, anche la proposta dei descolarizzatori, a partire dai lavori di I. Illich e di E. Reimer, che decretano la necessità di uscire dalla logica di una scuola in funzione della società e per niente adeguata a molti di coloro che la frequentano e più in generale di superare l’idea del funzionamento societario basato esclusivamente su una visione puramente istituzionale. Anche V. Cesareo, sempre in questi anni, nel considerare lo sviluppo della riflessione sociologica sull’educazione nel nostro paese, raccoglie in volume i contributi di analisi della crisi della scuola, ritenuta la spia del profondo cambiamento della società nel suo complesso, mostrando come sia già ben individuabile un profondo cambiamento nel modo di intendere il percorso di vita dei soggetti e la collocazione della formazione: non più una concezione lineare e sequenziale, che vede la formazione tutta concentrata nella prima parte dell’esistenza, bensì, con un andamento discontinuo e circolare, un continuo alternarsi di formazione e attività lavorativa, con un impegno rilevante, da parte del soggetto e dei contesti formativi, di ridefinizione e ricomposizione delle diverse esperienze.

Se, negli anni settanta, si prende atto della crisi dell’educazione, soprattutto come crisi strutturale dei sistemi scolastici nel far fronte alla crescente e diversificata domanda di istruzione, è nei decenni successivi che questa crisi si mostra in tutta la sua ampiezza, con implicazioni non solo economiche, bensì soprattutto culturali: sono infatti i valori e le norme di riferimento ad essere toccati direttamente, con una profonda messa in discussione dei rapporti fra le generazioni e quindi della trasmissione normativa e culturale da una generazione all’altra.

L’educazione “possibile” dentro la crisi

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Numero 10 EDUCATION febbraio, 2014 - Autore:  Condividi

 

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