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Istruzione, potere, libertà nei Mémoires sur l’instruction publique

Num°10 EDUCATION
Condorcet

1. Un intellettuale in politica

 Marie Jean Antoine Nicolas Caritat, marquis de Condorcet, scrive di matematica, economia, politica, e anche di diritto costituzionale, ma le opere che lo consacrano alla memoria dei posteri sono, piuttosto, quelle sulla pubblica istruzione, sull’educazione del popolo. In questi lavori egli si rende efficace anticipatore di tutta una tradizione di pensiero critico che indaga sul rapporto tra potere politico e autonomia del sapere, tra “volontà generale” e volontà dei singoli, tra norme e capacità individuale di giudizio.

Interessa qui dar conto di alcune rilevanti questioni che, nella particolare forma di una pedagogia scientifica ante litteram, Condorcet mette in campo per sostenere la scientificità del suo modello di progetto sociale. Egli, infatti, se pur non appiattito sulle posizioni del contemporaneo Rousseau, ne riprende quei temi binomici che resisteranno al tempo ed all’usura della storia e delle ideologie: pedagogia e politica, educazione e cittadinanza (attiva, democratica, aperta).

L’istruzione pubblica e l’educazione del popolo sono fondamento di libertà, l’una, sfida per il potere, questa. Il discorso politico-pedagogico di Condorcet – e del periodo rivoluzionario più in generale – abbraccia un campo molto più vasto di quello in cui questo tipo di discorso viene collocato nel nostro tempo. In effetti, la proposta condorcetiana investe innanzitutto il tema della Rivoluzione, che, ritenuta strumento funzionale al raggiungimento di uno scopo ben definito, è, perciò, strutturalmente pedagogica. La libertà, obiettivo della rivoluzione, e premessa dell’eguaglianza fra gli uomini – per natura ed indole diversi –, è raggiungibile solo attraverso l’istruzione: «[…] libertà e istruzione sono sempre state reciproche […] in tutte le epoche storiche gli sforzi volti a soffocare la libertà sono sempre stati accompagnati dal tentativo di limitare l’estensione della conoscenza; ecco perché l’elevazione culturale, premessa e conseguenza della libertà, consentirà il progresso civile e sociale […], l’avanzamento della scienza, il miglioramento nei costumi, nelle leggi, nella pratica della giustizia […]».

Pubblica, laica, universale (estesa a tutti), l’istruzione diventa garanzia del godimento reale dei diritti politici, sociali e civili e condizione indispensabile per l’instaurazione di una democrazia non formale. Strutturato da una “ragione collettiva”, tale sistema democratico fonda scientificamente le regole (costituzionali) per una società disposta sistematicamente al cambiamento, anche delle proprie leggi, quando esse diventino lesive dei diritti civili a causa di una “puissance législative illimitée”.

Condorcet, da matematico e illuminista, più propriamente da idéologue, apre ogni campo alla scienza, anzi allo spirito scientifico ed al suo metodo. Alla rivoluzione deve corrispondere il fine per il quale si era mossa: la libertà, l’emancipazione dell’uomo, di ogni uomo, dall’asservimento fisico, mentale, religioso, politico, economico. La libertà, come diritto umano inalienabile, è conquista culturale e di scienza; la nuova concezione antropologica, legata ad uno “ius naturae svincolato dalla metafisicità di stampo medievale e “contrattualizzato”, connota l’uomo, fin dalla nascita, come ente morale, dotato di diritti.

Istruzione, potere, libertà nei Mémoires sur l’instruction publique

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Numero 10 EDUCATION febbraio, 2014 - Autore:  Condividi

 

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