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L’educazione estetica nella civiltà dell’immagine

Num°10 EDUCATION
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È inutile dire che quella del futuro dell’immagine nel nostro mondo è una questione molto influente per quanto riguarda la nostra identità culturale. Viviamo in un mondo che è sempre più popolato da immagini che non ci limitiamo a contemplare dall’esterno, ma con le quali talora condividiamo lo stesso spazio come esemplarmente avviene oggi con il 3D e con la playstation. 

A rifletterci bene la questione presenta anche alcune lontane ma significative analogie con quanto era a suo tempo avvenuto con il concetto di classico. Un concetto che è insieme un modello di perfezione e di bellezza, che tiene dunque intrinsecamente congiunte la dimensione estetica e quella pedagogica. Nel caso del classico come in quello della situazione odierna dell’immagine abbiamo infatti a che fare con un’identità che vuole essere o è globale, con una pretesa di universalità quasi imperialistica. Tuttavia, mentre il classico costituisce un richiamo alle tradizioni fondanti, e indica una volontà restaurativa, l’identità fornita dall’immagine sul piano pubblico, quotidiano, politico, artistico, scientifico, deriva da un’ambivalente quanto sfumata frattura del rapporto con queste tradizioni. Mentre il classico si profilava così, agli occhi dei suoi estimatori sette-ottocenteschi, come un trionfo della “religione dell’umanità”, abbiamo qui a che fare con una sorta di avvicendamento antropologico che conduce dall’ Homo faber all’Homo videns. 

Il predominio dell’immagine deriva dunque da una lacerazione, da una modificazione che interessa strutture profonde del nostro corpo culturale. I cui esiti sono per alcuni aspetti temibili e imprevedibili. Le Digital Humanities stanno per esempio intervenendo in modo molto significativo sui canoni della tradizione. Il senso degli eventi sembra ora trasferirsi, quantomeno in parte, dal corretto instaurarsi del rapporto tra presente e passato veicolato dalla storia, a meccanismi più semplici e forse addirittura primordiali, come l’analogia, la similitudine, l’anacronismo. Sono meccanismi che si radicano nelle strutture del profondo. Questo, sia detto di passaggio, ha notevolissime conseguenze sul piano pedagogico, e su quello, a esso correlato, dell’intelligibilità della nostra tradizione culturale. Se i manuali sono diventati d’un colpo difficilissimi agli occhi degli studenti, questo non dipende principalmente dal fatto che sono i professori a esprimersi in termini troppo tecnici, e neppure, naturalmente, dal fatto i giovani siano meno intelligenti di un tempo. Abbiamo a che fare piuttosto, per esprimerci molto velocemente, con un tacito tracollo delle tradizioni culturali che necessitano di una loro profonda riorganizzazione.

L’educazione estetica nella civiltà dell’immagine

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Numero 10 EDUCATION febbraio, 2014 - Autore:  Condividi

 

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