
La valutazione c’è sempre stata. Costituisce – potremmo dire – un universale antropologico. Individui e organizzazioni si prendono cura di sé, riflettono sui risultati raggiunti, sugli ostacoli che incontrano o che hanno incontrato, sulla distanza che ancora li separa dalla meta finale (o intermedia), sulla definizione stessa di questa meta.
In una lezione del 10 febbraio 1982, Foucault – riferendosi in specie ad Hadot – distingue tre forme della cura di sé, o della conversione: l’epistrophē platonica, la metanoia cristiana e – appunto – la cura di sé in epoca ellenistica e romana. Secondo Foucault, questa costituisce una terza via rispetto alle prime due. È forse proprio quest’ultima – aggiungiamo noi – che costituisce il modello della “valutazione”, come oggi è concepita.
Secondo Foucault, «mentre l’epistrophē platonica consisteva in un movimento che poteva condurci da questo mondo all’altro – dal mondo di quaggiù, al mondo di lassù – la conversione di cui ora ci stiamo occupando, nella cultura ellenistica e romana, ci induce a spostarci da quanto non dipende da noi, a ciò che invece dipende da noi». Ugualmente netta è la differenza con la metanoia cristiana: «Innanzitutto, la conversione cristiana implica un mutamento improvviso. Ovviamente, quando lo definisco improvviso, non voglio affatto dire che tale mutamento non possa, e che addirittura non debba, essere stato preparato, e preparato persino da molto tempo, da tutto un itinerario. Ma, preparazione o meno, sforzo oppure no, ascesi o assenza di ascesi, resta nondimeno il fatto che, in ogni caso, affinché vi sia conversione, è necessario un evento unico, improvviso, al contempo storico e metastorico, capace di sconvolgere e trasformare, d’un colpo, il modo d’essere del soggetto». In altre parole, «può esservi conversione solo a condizione che vi sia, all’interno dello stesso soggetto, una rottura. Il sé che si converte è un sé che ha rinunciato a se stesso».
Tutt’altra grammatica regola la conversio ad se ellenistica: «In primo luogo, nella conversione ellenistica e romana non esiste propriamente una rottura».
Valutazione e novità