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Interrogare la valutazione nelle discipline umanistiche

Num°13 EVALUATION
Truffaut

Interrogare la valutazione evitando atteggiamenti ideologici, che cancellino i problemi in precostituiti “vestiti di idee”, è forse esercizio ancora più difficile del valutare stesso. Esempio di tale situazione può essere il veloce resoconto di un recente dibattito sulla valutazione nelle scienze umane, in occasione della presentazione di un libro cui ho collaborato. Il volume, comunque lo si volesse giudicare, conteneva tesi anche provocatorie, in dialogo tra loro e in differente rapporto critico con le istituzioni che alla valutazione sono preposte. L’ambizione del libro non era di poco conto: ci si chiedeva se gli umanisti potessero, o meno, portare un contributo significativo nel sistema epistemologico della valutazione della ricerca, riflettendo al tempo stesso sulla funzione dell’università. Uno dei presentatori, tuttavia, membro del noto sito ROARS, invece di affrontare questi nodi, dichiarò di voler parlare delle “premesse” del libro. Senza dubbio la formula ermeneutica che l’autore può non sapere tutto sul testo che ha scritto ha la sua verità metodologica: ma subito dubitai che il presentatore, ingegnere, conoscesse Gadamer e la tradizione dell’ermeneutica, ipotizzando premesse di cui non ero stato consapevole. Premesse che si rivelarono essere la legge Gelmini e l’istituzione dell’odiata Anvur.

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Numero 13 EVALUATION febbraio, 2015 - Autore:  Condividi

 

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