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Numero 15 – Festa II

Num°15 FESTIVAL II
numero-15

LA DOPPIA ECCEDENZA

EDITORIALE

Si addice alla festa la sovrabbondanza e una festa, se è riuscita, vuole continuare. Ecco dunque che “Spazio Filosofico” prosegue con il medesimo concetto, ancora una volta, come Sherazade, che non smetteva di dire, aggiungendo sempre ancora altri racconti. La considerazione di una pienezza, cioè di un molto, che pure non basta, caratterizza il pensiero di Ugo Perone, al quale, in occasione del suo 70° compleanno, sono dedicati gli articoli raccolti in questi due ultimi numeri della rivista.

La finitezza – della natura, dell’esistenza, dello spazio-tempo –, proprio quando sia considerata nel pieno della sua espansione, mostra di non bastare ancora e di slanciarsi comunque oltre. La pienezza è esplosiva e perciò creativa. Ugo Perone ha ampiamente riflettuto sulla ricchezza polifonica dell’esistenza, sull’intensità del frammento, e dunque sulla doppia eccedenza (del finito sul non-finito e viceversa) da preservare. La festa stessa è frammento, poiché si staglia frammezzo ai tempi ordinari, da lei arrestati, fra l’interruzione e la ripresa.

«Quella misteriosa ulteriorità contro cui il finito urta» esprime lo sporgersi del penultimo sull’ultimo, dell’ordinario sullo straordinario, del tempo feriale su quello festivo. Questa tensione tra due eccedenze, che non finiscono, lascia emergere la possibilità di un’interruzione gioiosa e feconda. La solarità, la forza del poter vivere bene, la tenerezza che si fa protezione, qualificano la festa, sia essa privata o pubblica, religiosa o religiosamente civile. È proprio di una solennità ripetersi, facendo memoria di un inizio già trascorso, già accaduto. La festa interrompe dunque lo scorrere del tempo ordinario per spalancarsi in una sospensione che rimanda a un’origine imprendibile di per sé, eppure costitutiva del presente e irradiante l’ora. La festa si accompagna sempre alla luce, perché illumina qualcosa o qualcuno, mostrandone il senso più autentico e più alto.

Gli scritti raccolti in questo numero e in quello precedente indagano la profondità che la festa dischiude, scoprendone l’essenza in ciò che è degno di restare e che perciò viene ricordato. Si magnifica, nella festa, l’eccezione del singolo – dell’amato –, l’irruzione dell’infinito, l’inizio di una storia condivisa: tutti questi sono temi presenti nelle opere di Ugo Perone. Eccedendo la quotidianità, la festa attesta il proprio carattere d’eccezione, e così di soglia, sulla quale si può gradevolmente indugiare. Essa sta tra i tempi – un passato, cui rimanda, un presente, che sospende, e un futuro, che apre e rilancia –, mentre la sua temporalità propria è l’immediatezza del kairós, che non dura se non nell’attimo da cogliere al volo con la sapienza dell’attenzione. Anche così la festa eccede doppiamente, quale estasi tra i tempi, nella tensione incontenibile della sua frammentarietà.

Alla festa è affidata una memoria identitaria, sempre a rischio. La festa, infatti, può svanire quando il senso cui rimanda non risulti più significativo per nessuno, così alcune festività vengono meno, avendo smesso di esprimere un’esperienza condivisa, e in esse resta solo un ricordo d’interesse archeologico o storiografico. Ma essenzialmente, e in ogni occasione, la festa è esposta al rischio della propria riuscita. Chi vuol far festa sa di doversi dedicare con cura a ogni dettaglio, affinché l’azione celebrativa riesca nello splendore che le si conviene. Ogni ricorrenza è preceduta dalla fase della preparazione e la festa dipende dalla volontà ricolma di desiderio, ma si affida poi al libero corso della propria riuscita: allora potrà sbocciare e fiorire oppure deludere e fallire. Si fa tutto affinché la cerimonia riesca, ma l’esito esula dalle intenzioni.

Alla festa si accompagnano i doni e a questi consegue la gioia della gratitudine. L’atmosfera festosa è traboccante, ha il timbro della ridondanza, della profusione, della prodigalità, dell’eccesso che supera il rigore e la misura del presente ordinario. Per questi tratti la festa somiglia all’opera d’arte, che trasfigura lo strumento in decoro o in simbolo, e in tal modo squaderna l’ovvietà, nel rimando a un’altezza o a una profondità già da sempre lì ma normalmente non viste. Oppure somiglia alla vacanza, che è già un tempo altro dall’ordinario e che ha una sua privata e sociale sacralità. Dal vuoto, permesso dalla pausa, dovrebbe scaturire un rinnovamento delle energie vitali. Forse, non a caso, la festa che ogni cultura celebra sotto diversi nomi è il ritorno della primavera. Nella tradizione cristiana la festa per eccellenza è Pasqua, sola festa dies, che annuncia l’impossibile e supera, squarciandola, la ripetizione della ciclicità. Il giorno festivo svela il tempo nella sua essenzialità, non quale rimando alla durata ma come sua completa trasformazione. Così, senza fuga dal tempo, senza rinuncia al presente, si effonde la grazia di una festa, che attinge a una riserva inesauribile.

Nell’esultanza si gode dell’esistente. Si tratta di una felicità che ha il sapore dell’assoluto e, infatti, non si consuma secondo la logica economica della mancanza e dell’appagamento. La gioia di una festa riuscita si accresce senza affievolirsi. Il diletto che essa offre è una risalita dal molto, che – come insegna Ugo Perone – non basta, all’ancora di più, da un positivo al suo incremento. La festa persegue una promessa sempre più ricca, esalta un piacere che, anziché consumarsi, aumenta. All’intensità di un bene goduto sembra che non possa aggiungersi altro, invece può ancora sommarsi l’estensività del godimento di quel bene. Una festa si estende, per esempio, attraverso la partecipazione degli amici.

In risposta alla sorpresa del dono di questi due numeri dedicati alla festa, e nello specifico al festeggiamento del suo compleanno, Ugo Perone ci ha scritto: «Non so davvero quanto di tutto ciò io abbia consapevolmente iniziato. Certo che essere stato l’occasione che ciò avvenisse riempie di felicità. La festa, allora, continua. Voi siete la festa. Scambiare pensieri è la festa».

Chi legge potrà forse gustare e condividere i sentimenti che il pensiero della festa riesce a suscitare, sempre oltre ogni misura.

I Curatori

Numero 15 – Festa II

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Numero 15 FESTIVAL II ottobre, 2015 - Autore:  Condividi

 

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