
Osservando al microscopio una brulicante coltura batterica si è portati ad attribuire a ciò che si vede un andamento narrativo, concependo e descrivendo i movimenti dei batteri come se fossero azioni sottese da una qualche intenzionalità (cfr. Leone 2009a). Ecco un minuscolo rhodospirillum rubrum improvvisamente abbandonare lo stato d’immobilità, freneticamente avvitarsi su se stesso, con sinuoso incedere elicoidale spostarsi da un punto all’altro dello spazio, quindi fermarsi per poi bruscamente riprendere il cammino, oppure roteare con decisi colpi di coda per cambiare direzione. Ecco un microscopico chromatium schizzare nervosamente da un punto all’altro, fermandosi e poi scattando nuovamente con ritmo irregolare. Ed ecco ancora un oscillatorium scivolare placidamente da un lato all’altro della coltura, senza bruschi cambiamenti di rotta ma piuttosto con piccoli aggiustamenti di direzione. Tanta è la propensione a narrativizzare il movimento che si finisce col prestare ai batteri non solo un’intenzionalità motoria, ma anche un tono emotivo (cfr. Dusi e Marrone 2007): il placido oscillatorium, l’impaziente chromatium, il sistematico rhodospirillum.
Batteri, animali, uomini