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Charis, kairós. La riuscita della grazia

Num°17 GRACE
Alessandra

Due parole antiche, pronunciate nella ricchezza semantica dell’antica lingua greca – charis e kairós –, significano grazia e tempo opportuno. I due termini evocano un’allitterazione, nella ripetizione di fonemi tra loro somiglianti, che risuonano ritmati, quasi si trattasse di una formula magica, incantatoria, o di una saggia filastrocca per bambini: charis, kairós...

Vi sono parole che scompaiono, risultando desuete nel linguaggio ordinario, eppure, alcune di loro hanno rilevanza fondamentale nella storia delle idee e degli effetti correlati e continuano a promettere novità di pensiero. Una di queste formidabili parole, di straordinaria potenza espressiva, è “grazia”, la greca charis. Essa, all’apparenza inattuale, riecheggia ovunque, disseminata nel linguaggio comune: diciamo d’“essere in stato di grazia” per sottolineare uno stato d’animo eccezionalmente positivo; ripetiamo “grazie” tante volte ogni giorno; ci si augura di “ricevere una grazia” in situazioni di gravità estrema; l’artista sa di dover attendere un momento di grazia per creare; la giustizia si riconosce umana solo se unita alla grazia (che pure va chiesta per cancellare la pena). Dunque, per quanto diffusa, la grazia si serba inavvertita, caratterizzata da impalpabilità. Se c’è grazia, vi è leggerezza, elevazione, sovrabbondanza, festa.

L’altro termine, che consuona con charis, kairós, gode di notorietà minore e anche la sua traducibilità nelle lingue moderne non ha soluzione univoca: esso significa tempo, ma in maniera diversa da chronos, che si conosce come misura, quantità, spazio, convenzione. Kairós si distingue pure dal computo soggettivo, dalla distensione dell’interiorità, ch’era ricercata dai filosofi – da Agostino a Bergson, sino a Husserl e Heidegger –. Quell’intervallo non è il movimento degli orologi, né il ritmo dell’anima e nemmeno il distanziamento degli “eoni”, che divide le ere spirituali, e non è neanche il futuro ultimo, l’eschaton. Esso irrompe imprevisto dentro il presente, quale attimo da cogliere al volo, occasione propizia, rara e preziosa, destinata in sorte a chi la riconosce come propria, tempo di grazia.

Charis, kairós. La riuscita della grazia

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Numero 17 GRACE luglio, 2016 - Autore:  Condividi

 

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