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La “grazia” del reale. Alcune considerazioni a partire da Jankélévitch

Num°17 GRACE
LiscianiPetrini

Se c’è un filosofo apparentemente “inattuale”, che in pieno XX secolo si è occupato di temi affatto desueti come “la grazia”, “la compassione”, “l’innocenza”, “l’occasione” etc., questo è senz’altro Vladimir Jankélévitch. Dunque, in un discorso che riguarda la questione della “grazia”, non si può non partire proprio dalle riflessioni di questo filosofo, precisamente per mostrarne la profonda attualità. Ma prima sarà bene allargare il giro d’orizzonte facendo un breve excursus intorno alla poliedricità semantica che si riverbera da questa parola antica e densa di echi suggestivi: charis – sempre tenendo sullo sfondo le analisi di Jankélévitch, caratterizzate da quel fecondo eclettismo che sa stringere in un sapiente intreccio la tradizione plotiniana con elementi provenienti dal cristianesimo senza mai smarrire l’importante retroterra contemporaneo legato soprattutto alla figura di Bergson.

La “grazia” del reale. Alcune considerazioni a partire da Jankélévitch

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Numero 17 GRACE luglio, 2016 - Autore:  Condividi

 

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