RSS
 

La fine del lavoro e i paradossi dell’autonomia

Num°01 WORK

1.  Il lavoro oltre il lavoro. Ha ottime ragioni Axel Honneth nel riconoscere che il lavoro è diventato sempre di più uno dei principali vettori di trasformazione sociale e, d’altro lato, esso è divenuto sempre di meno oggetto di analisi intellettuale: «Coloro che quarant’anni fa riponevano ogni speranza nell’umanizzazione o emancipazione del lavoro, ormai disillusi, hanno voltato le spalle al mondo del lavoro per dedicarsi a temi completamente differenti e quanto mai distanti da quelli della produzione». Ma a questa scelta tutta interna alle élites intellettuali non corrisponde, io credo, una correlazione con le preoccupazioni che attraversano i conflitti sociali contemporanei:

«Non v’è però alcun dubbio sul fatto che le tendenze intellettuali volte ad abbandonare il mondo del lavoro non corrispondano affatto all’atmosfera che si respira tra la popolazione. Nonostante tutte quelle prognosi nelle quali si è parlato di una fine della società del lavoro, nel mondo della vita sociale non si è affatto verificata una perdita di rilevanza del lavoro: come in passato, la maggioranza della popolazione continua ad ancorare la propria identità sociale in primo luogo al ruolo svolto entro i processi lavorativi organizzati… Non si può perciò parlare di una perdita di significato del lavoro né in relazione al mondo vitale né in senso normativo».

In questa prospettiva il lavoro sarebbe ancora al centro sia dell’essere sia del dover-essere. La sproporzione tra fatto e norma si ritroverebbe drammaticamente intatta proprio nei processi di svuotamento della consistenza del lavoro: le utopie del lavoro non sono affatto svanite, sono piuttosto sempre meno concrete, fanno i conti con una società del lavoro che, piuttosto che dileguare, diventa essa stessa irriducibilmente anti-utopica e anti-normativa. Dunque la riflessione può trovare il potenziale critico non al di fuori di una società del lavoro solo presuntivamente finita, ma all’interno della sua sopravvivenza che si manifesta sempre più pervasiva e, per questo, sempre più contraddittoria: il punto di partenza di una teoria critica del lavoro sarebbe allora il riconoscimento che non soltanto non vi è la fine del lavoro, ma non vi è nemmeno la fine della società del lavoro.

Questa conclusione diagnostica è assai distante da quella di Gorz e l’accordo o il disaccordo su di essa decide del modo in cui la cultura può contribuire ad una rinnovata e feconda critica sociale del lavoro. Non si tratta, in questa sede, di scegliere ma, semplicemente, di sottolineare come sia necessario scegliere per poter configurare proposte credibili…

Sergio Labate

La fine del lavoro e i paradossi dell’autonomia

scarica pdf
 
 

Tags: , , , , , , ,

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment.

 
porno porno izle porno porno film izle