Inizio riportando una citazione che ho trovato in uno scrittore appartato e dallo sguardo sottile, poco interessato a imporre le proprie opinioni al lettore e molto, invece, ad annotarle come se non fossero neanche sue, quasi le avesse trovate per caso. Mi riferisco a Enrico De Vivo, che alterna il divagare zibaldoniano della sua prosa alla direzione di un sito appunto chiamato www.zibaldoni.it. In un suo libro recente, narrando di una gita con amici per le terre di Campania, trascrive l’osservazione casuale di uno di loro:
«“La nostra terra dà frutti facilmente e felicemente, e questa facilità e questa felicità si capiscono quando in giornate afosissime come questa”, dice Felice,“ tu vedi spuntare dalla terra una bella anguria color rosso fuoco, e non puoi trattenerti dal buttartici sopra, è più forte di te, è l’istinto del godimento, del piacere. Anche a causa di questo continuo ricatto del godimento, da noi si lavora poco”».
La genealogia letteraria di questo passaggio affonda in un passato molto remoto. Pur senza indagare troppo in profondità, registriamo la sua consonanza con un celebre momento del monologo che il principe Fabrizio Salina, nel Gattopardo, rivolge a Chevalley, l’inviato del governo piemontese:
«…la nostra sensualità è desiderio d’oblio, le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte; desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte, la nostra pigrizia, i nostri sorbetti di scorsonera o di cannella; il nostro aspetto meditativo è quello del nulla che voglia scrutare gli enigmi del nirvana. Da ciò proviene il prepotere da noi di certe persone, di coloro che sono semi-desti…».
Il rapporto tra la disponibilità, da un lato, di un godimento come eccesso di piacere orale, e dall’altro il desiderio di morte nascosto anche nell’atto di sorseggiare un sorbetto, è uno dei tratti più profondi dell’anima italiana. Il principio di piacere dell’anguria e la pulsione di morte della cannella sono gli attori di un mistero sacro-profano che si svolge ininterrottamente da secoli, se non da millenni, sul suolo della penisola, e non solo nel meridione. Enunciarlo non significa comprenderlo, ma serve a intravederlo.
Il ricatto del godimento