1. Parresia e politica
Fin dal V secolo a.C. i filosofi dell’antica Grecia hanno evidenziato l’esistenza di un rapporto molto stretto tra esercizio del potere e verità o, meglio, tra politeia e parresia – quest’ultima definibile come attività verbale in cui il parlante sceglie di dire cose chiare e franche – e più raramente hanno considerato il rapporto tra menzogna e politica. Euripide, Socrate, Platone e Aristotele considerano la parresia un’idea centrale della costituzione ateniese e allo stesso tempo un atteggiamento etico caratteristico del buon cittadino. Tre sono infatti i requisiti della democrazia ateniese: l’eguale diritto di parola (isegoria), l’eguale partecipazione di tutti i cittadini all’esercizio del potere (isonomia) e la parresia politica, esercitata nell’agorà, ossia pubblicamente in assemblea, attraverso la libera manifestazione delle proprie opinioni.
La pratica della parresia nell’antica Grecia a un certo punto si “altera”, rivelandosi, così, pericolosa per la democrazia: se ciascun cittadino può dire la sua e tutte le opinioni si equivalgono avendo pari dignità, l’accesso alla verità diventa problematico e, a volte, definitivamente precluso. Sorge allora l’esigenza di stabilire chi è titolato ad esprimere la verità, avendo le capacità cognitive per discernere il vero dal falso, e chi ha diritto ad accedere alla verità, problema strettamente connesso alla titolarità del potere (di chi governa), e all’obbligo politico (di chi obbedisce).
Foucault ha brillantemente analizzato il fenomeno parresiastico nell’antica Grecia, distinguendo due momenti: quello propriamente “politico”, il momento pericleo, e il momento “filosofico” socratico-platonico; il primo si situa nella seconda metà del V secolo, il secondo si colloca all’inizio del IV secolo a.C. Non è che il problema dell’esercizio della parresia nel campo politico venga messo da parte nel IV secolo, ma secondo Foucault, con Platone, si ha una sostituzione del parresiasta politico con il filosofo: «La scomparsa delle strutture democratiche non fa scomparire totalmente l’orizzonte della parresia politica, ma ne restringe molto il campo, gli effetti e la problematica».
Verità, parresia e politica nell’antica Grecia